È ormai noto che una delle pratiche maggiormente efficaci a fine preventivo per mantenere il cervello attivo è l’esercizio, non solo fisico, ma anche mentale. Svolgere un buon allenamento mentale, fisico e avere un buon livello di educazione sono i fattori che secondo la Lancet Commission (Livingston et al., 2017) contribuiscono all’ottimizzazione della riserva cognitiva.
Negli ultimi decenni, la struttura demografica della popolazione italiana si è molto modificata a causa della diminuzione della fecondità, dell’aumento dell’aspettativa di vita e delll’invecchiamento della popolazione (ISTAT, 2014). Poiché l’invecchiamento rappresenta il primario fattore di rischio per lo sviluppo di patologie neurodegenerative (Solfrizzi et al., 2002; Kivipelto et al., 2006), è necessaro intervenire precocemente in ottica preventiva, se non per arrestare, perlomeno per ritardare l’esordio di tali quadri clinici, ottenendo un grosso guadagno in termini sociali ed economici.
Invecchiamento e riserva cognitiva
La Lancet Commission (Livingstone et al., 2017) sottolinea come tra i fattori protettivi debba essere considerato l’implemento, nel corso di tutta la vita dell’individuo, della riserva cognitiva. È stato infatti osservato come alcuni pazienti che mostravano a livello neuropatologico segni di Alzheimer, non manifestassero i sintomi clinici della patologia (Sonnen et al., 2011): questo dato evidenzia come la costruzione di riserva cognitiva durante le fasi precoci della vita possa produrre maggiore resilienza cognitiva e ritardare lo sviluppo di patologie dementigene in tarda età. Tra gli interventi che concorrono a sviluppare una buona riserve cognitiva è possibile annoverare gli stimoli sociali e cognitivi, l’educazione e un buon livello socio-economico.
Nonostante per l’attuazione di una completa prevenzione dalle demenze sia necessario agire durante tutto il corso della vita, è ormai assodato che la partecipazione anche da anziani ad attività cognitive, sociali e fisiche moduli la riserva cognitiva, migliorando le abilità cognitive (Fratiglioni et al., 2004).
Ma che cos’è la riserva cognitiva? Ognuno di noi nasce con una predisposizione genetica che determina, tra le altre caratteristiche, le dimensioni del nostro cervello e la sua densità neuronale (riserva cerebrale). Questo “assetto” di base, può essere modificato nel corso della vita attraverso l’ottimizzazione della riserva cognitiva, cioè di quella riserva di tipo funzionale, basata sull’efficacia delle connessioni neuronali (Petrosini et al., 2009).
In particolare, la riserva cognitiva dipende:
- dal numero di connessioni tra neuroni: più una persona ha mantenuto attivo il proprio cervello nel corso della sua vita più connessioni avrà creato tra neuroni! L’attività cerebrale comprende molti impegni…anche piacevoli (lettura, cineforum, ristornate) che hanno la valenza di fattore protettivo nei confronti dell’esordio delle demenze (Scarmeas et al., 2011).
- dalla forza delle connessioni: non è sufficiente che vi siano molte connessioni, ma è necessario che siano state ben esercitate. L’esercitazione cognitiva è la strategia efficace per poter attivare con successo altre connessioni neuronali.
La stimolazione cognitiva come attività preventiva
L’invecchiamento non è un periodo della vita caratterizzato solo da perdite e da decadimento cognitivo e fisico, ma effettivamente alcuni cambiamenti biologici comportano una diminuzione delle risorse mentali, che determinerebbe la differenza di prestazioni tra giovani e anziani. Tale cambiamento sarebbe legato principalmente alla minore velocità di elaborazione degli anziani, attribuibile a modificazioni nella trasmissione dell’impulso nervoso.
Per mantenere il più possibile efficienti le prestazioni cognitive, prevenendo l’invecchiamento mentale, è necessario mantenere il cervello in allenamento, attraverso un lavoro selettivo che limiti l’alterazione di specifiche abilità cognitive. Esse, infatti, se non vengono utilizzate o vengono sfruttate poco, rischieranno di inaridirsi e di condurre a un più veloce peggioramento di abilità come memoria, attenzione, linguaggio, ecc.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti,“l’invecchiamento attivo indica il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza degli anziani”.
Tali risultati si possono ottenere effettuando dei percorsi di stimolazione cognitiva. Tali attività, coordinate da uno psicologo, quando effettuate in modo preventivo sono di solito effettuate in gruppo, una volta alla settimana e hanno come obiettivo l’allenamento di tutte le funzioni cognitive, proprio allo scopo di ottimizzare la riserva cognitiva, apprendere strategie di compensazione e potenziare i momenti di aggregazione sociale.
Mettiamoci alla prova!
Per comprendere meglio di cosa si tratta, ecco alcuni esercizi di stimolazione cognitiva tratti da una seduta tipo!
- Scrivere, per qualche minuto, tutte le parole che ci vengono in mente che iniziano con la lettera A
- Provare a fare lo spelling al contrario delle seguenti parole (ES: CANE –> E-N-A-C)
- MORA
- CANTO
- PARETE
- VIAGGIO
- Osservare attentamente la seguente immagine per un paio di minuti, poi provate a scrivere tutti i particolari che ricordate senza guardarla:
- Capire il collegamento logico tra le serie di numeri, poi trovare quello che manca:
- 2 – 5 – 8 – 11 – ___
- 20 – 18 – 21 – 19 – 22 – 20 – ___ – ___
- 2 – 5 – 11 – 23 – 47 – ___
- Trovare tutte le parole che vi vengono in mente che appartengono alla categoria oggetti di legno.
Da www.nepsi.it