Può l’amore creare dipendenza al pari di droga, alcol e gioco? Attualmente non sono stati riconosciuti dei criteri diagnostici per definire correttamente la Dipendenza Affettiva, dunque non è stata ancora classificata come patologia e non è detto ciò avverrà mai. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) descrive il concetto di dipendenza patologica come quella condizione psichica, e talvolta anche fisica, derivante dall’interazione tra un organismo vivente e una sostanza tossica, e caratterizzata da risposte comportamentali e da altre reazioni, che comprendono sempre un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, allo scopo di provare i suoi effetti psichici e talvolta di evitare il malessere della sua privazione.
Per quanto l’ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5) continui a proporre una nozione di ‘dipendenza’ riferita in modo esclusivo all’assunzione di sostanze ad attività psicotropa, questa viene sempre più frequentemente utilizzata anche nell’inquadramento di particolari entità sindromiche derivanti dallo sviluppo di comportamenti assuefattivi che si sviluppano in assenza dell’assunzione di qualsiasi sostanza. La fenomenologia della dipendenza affettiva trova, infatti, molte similarità con la dipendenza da sostanze presentando caratteristiche quali ebbrezza (sensazione conseguente allo stare insieme al partner) e dose (quantità di tempo sempre maggiore da spendere all’interno della coppia).
DROGATI D’AMORE?
Il problema della Dipendenza Affettiva è stata affrontato per la prima volta in ambito psicanalitico: nel 1945 Otto Fenichel nel “Trattato di Psicanalisi delle Nevrosi e Psicosi”, introduce il termine amore dipendente per indicare persone che necessitano dell’amore come altri necessitano del cibo o della droga. A livello mediatico il problema esplode negli USA negli anni ottanta, quando la psicologa americana Robin Norwood pubblica il bestseller “Donne che amano troppo”.
Se è normale che in una relazione, in particolare durante la fase dell’innamoramento, sia presente un certo grado di dipendenza, più che altro una sorta di desiderio di fusione con l’altro in realtà, questa comunque tende fisiologicamente a scemare con lo stabilizzarsi della relazione affettiva. Nella dipendenza affettiva patologica, invece, la pulsione fusionale perdura inalterata nel tempo, se non addirittura intensificata. A causa delle ansie abbandoniche, il dipendente si dedica completamente all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il suo benessere e non il proprio, come invece dovrebbe essere in una relazione ‘sana’. Il partner diviene così lo scopo primario dell’esistenza e la sua assenza, anche temporanea, dà al soggetto la sensazione di non avere significato, di “non esistere”.
LEGAMI SENTIMENTALI E SESSUALITÀ TRA ADULTI
Ciascun individuo attraversa un processo di maturazione sessuale differente da quello altrui: queste differenze sono date dall’incrociarsi di numerose variabili, come ad esempio la peculiarità delle esperienze vissute, degli insegnamenti ricevuti nel corso del suo iter di crescita, delle capacità di regolazione delle emozioni e di soddisfacimento dei bisogni di base sviluppati, dello stile di attaccamento instaurato con la figura primaria in epoca infantile. I legami sentimentali tra adulti prevedono che ai sistemi motivazionali di attaccamento e accudimento si aggiunga, tramite meccanismi di integrazione reciproca, il sistema dell’accoppiamento sessuale, il quale si basa su una profonda attrazione sessuale e che riveste un ruolo fondamentale nel processo di formazione del legame affettivo tra i due partner.
Gli scambi sessuali sono finalizzati non solo al conseguimento di momenti di piacere ma anche alla regolazione di stati emotivi e al soddisfacimento di bisogni non primariamente sessuali, quali l’affetto e/o la sicurezza: tramite essi, dunque, viene a prendere forma il contesto in cui si collocano le relazioni di attaccamento e amore duraturi. E’ possibile, infatti, raggiungere una condizione temporanea di piacere fisico con rapporti sessuali occasionali con persone sconosciute, ma è necessaria la presenza di un partner con cui ci si sente emotivamente sintonizzati e al sicuro per esperire affetto, intimità e sicurezza.
I legami sentimentali tra adulti, inoltre, sono basati su una profonda reciprocità tra i partner, per cui ciascuno dei due membri della coppia offre e riceve, a seconda delle circostanze e in maniera alternata, protezione e conforto; quando tale alternanza di ruoli non è presente nella coppia, poiché non si possiede la competenza sentimentale per poterlo fare o la personalità di uno dei due partner è l’esito di uno sviluppo distorto, la coppia va in crisi e diventa disfunzionale.
All’interno delle relazioni di coppia, ciascun partner, fungendo da figura d’attaccamento, dovrebbe essere capace di tollerare il fatto di essere dipendente dall’altro e di essere l’oggetto di dipendenza dell’altro. In realtà, ciò si verifica soltanto nel caso in cui le coppie siano formate da persone aventi entrambi un attaccamento sicuro e, quindi, competenze di reciprocità e di flessibilità nei ruoli; persone dall’attaccamento insicuro, invece, tendono a mantenere posizioni fisse e a mettere in atto modelli relazionali rigidi anche quando entrano in relazione con altri individui.
IL RAPPORTO NELLA DIPENDENZA AFFETTIVA
Alla base della dipendenza affettiva sembra esserci una profonda necessità di legarsi ad un’altra persona, di connettersi emotivamente, come se la propria identità e autostima siano costruite esclusivamente sull’opinione altrui. Il disamore di sé, la sfiducia nel proprio valore e nelle proprie capacità tende a far sviluppare la paura di non essere degni d’amore, il bisogno di continue rassicurazioni e la ricerca di conferme di sé nel partner, tutte manifestazioni di un bisogno ossessivo di sicurezza che porta a tollerare anche maltrattamenti e tradimenti pur di non perdere l’altro.
Proprio la paura sembra essere uno dei nuclei principali: paura di perdere l’amore, paura dell’abbandono o della separazione, paura della solitudine e della distanza, paura di mostrarsi per quello che si è. Ovviamente non è l’unica manifestazione, ma sono generalmente dei tratti stabili in tutti gli individui “dipendenti” il senso d’inferiorità nei confronti del(la) compagno(a), senso di colpa, rancore e rabbia, coinvolgimento totale nella relazione e vita sociale limitata, gelosia e possessività, ossessione per l’altro, incapacità di smettere di vedere la persona amata anche quando si è consapevoli che è distruttiva per se stessi, sentimenti di disperazione e fallimento quando si è lontani dal partner; oltre ad altri sintomi simili a tutte le dipendenze come insonnia, nausea, disturbi gastrici e sintomi influenzali, fino ad arrivare a depressione e stati simili al lutto.
LA CO-DIPENDENZA
La dimensione di dipendenza conduce spesso alla scelta di partner ‘problematici’, a loro volta inclini a instabilità dell’umore, dipendenze patologiche e disturbi del controllo degli impulsi: questo tende ad accadere come risposta alla disfunzionale esigenza di negare i propri bisogni, perché per la persona dipendente, è l’altro ad aver bisogno di aiuto.
Si tratta, però, di un aiuto ‘malato’, nel quale non solo si diventa ‘co-dipendenti’, ma si rafforza la dipendenza dall’altro, in modo tale che questi possa essere e rimanere per sempre ‘nostro’: ma quasi sempre sono presenti mancanza di rispetto, progetti di vita diversi se non opposti, bisogni e desideri non condivisi.
La maggior parte di queste relazioni innescano un processo ovviamente disfunzionale, finendo col ritrovarsi così in una serie continua di alti e bassi che causano un’incredibile delusione e devastazione, sensazioni molto intense, come anche quelle positive, ma che di rado porta a una reale intimità. Ciò che fornisce è una fantasia, che non riflette la realtà dell’oggetto del loro affetto. Questa è la fase in cui la persona non può più uscire da una relazione che egli stesso ammette essere senza speranza, insoddisfacente, umiliante e spesso autodistruttiva.
Come dicevo prima, analogamente alle dipendenze da sostanze, anche in questa condizione sono presenti fenomeni di ebbrezza (la relazione sentimentale dona una sensazione di euforia che diviene sempre più indispensabile per mantenere un ‘equilibrio’ interiore), di tolleranza (il soggetto ricerca dosi affettive sempre più grande, manifestazioni sempre più continue e concrete del suo amore, cerca di trascorrere sempre più tempo in sua compagnia), di astinenza (la sua assenza getta in uno stato di prostrazione). L’aumento della dose di “sostanza” non di rado esclude la coppia dal resto del mondo, e, se la dipendenza è reciproca, la coppia finisce con l’alimentarsi di sé stessa.
La consapevolezza dell’ingresso in un pericoloso circuito psicopatologico non è sempre completamente presente, o non lo è sempre nel tempo: ansia, sentimenti di colpa, elementi distimici cedono talvolta il passo a tensione interna, reattività, irritabilità, gelosia, possessività, spunti paranoidei che, invadendo il campo delle idee, possono innescare uno sconfinamento in un pensiero psicotico con rischio di reazioni aggressive anche di estrema gravità.
Le conseguenze di una dipendenza affettiva non sono solo sul piano emotivo: chi ne soffre spesso è così coinvolto nell’inseguimento di queste relazioni malsane da trascurare le proprie responsabilità professionali, la cura personale e quella familiare. È necessario dunque affrontare questa problematica con un processo di disintossicazione del tutto simile a quello che si mette in atto per chi è dipendente da sostanze, chiedere aiuto è essenziale per superare questo difficile passaggio fatto anche di dolore dell’astinenza e della sensazione di essere perduti. È un percorso di ripresa del controllo sulla propria vita che parte dal riconoscimento e dall’accettazione della propria vulnerabilità e della propria dipendenza.
FONTI
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