Dal punto di vista umano ogni situazione di emergenza rappresenta un’esperienza esistenziale molto significativa. Se dovessimo definire un contesto del genere diremmo che un’emergenza scaturisce dall’incontro tra un evento inatteso e drammatico ed alcune persone che cercano di fronteggiarlo. Dall’altro lato, come ognuno di noi sperimenta attualmente, entrano in campo risorse personali e sociali più funzionali, quali l’intelligenza previsionale, la capacità organizzativa, la solidarietà interpersonale o la resilienza personale e familiare. Le catastrofi, infatti, possiedono, più di ogni altro evento, la capacità di far emergere il livello psicosociale degli equilibri umani, il tessuto cioè che lega la mente del singolo alla mente di una comunità.
Lo stato d’animo che prevale in ognuno di noi è certamente è di paura, ansia ed angoscia. Il limite che intercorre tra un’allerta funzionale (stress positivo o eustress) ed un eccesso di attivazione accompagnati da comportamenti poco lucidi e controproducenti (stress negativo o distress) è, però, molto labile. Il meccanismo dell’ansia per noi tutti è un meccanismo fisiologico, utile ad attivare l’organismo dinanzi ad un allarme: fino ad un determinato livello è adattivo poiché ci rende più reattivi; superato lo stesso, invece, rende l’organismo incapace di reagire in modo proficuo. Al cospetto del Covid-19 si può frequentemente avvertire una sensazione di impotenza, ma risulta fondamentale mantenere un saldo equilibrio tra la paura ed il rischio oggettivo. In altri termini, come sostiene lo psicoterapeuta e direttore della rivista “Psicologia Contemporanea” Luca Mazzucchelli, distinguere lucidamente il “possibile dal probabile”. (https://www.youtube.com/watch?v=dAMWSpjFDBY )
Quello che è certo, è che gli psicologi dovranno essere a fianco dei cittadini e lo faranno: il DCPM di ieri 4 novembre che individua la Calabria (sede del mio studio professionale) Zona Rossa, ovvero ad alta probabilità di contagio di Covid-19, garantisce la continuazione delle prestazioni psicologiche, nonostante eventuali preoccupazioni o timori di avere contatti personali.
Il nostro Ordine scrive: “I cittadini devono sentirsi sereni nel chiedere un aiuto psicologico – che può essere molto importante per la gestione soggettiva e comportamentale del problema – e gli Psicologi tranquilli di poterlo dare nel rispetto delle raccomandazioni fornite dalle Autorità sanitarie”.
Io personalmente invito tutti – a tutela di ognuno – di seguire le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, confermando di poter continuare a svolgere l’attività anche in presenza. Per le attività in studio con adulti, individuali o di gruppo, non ci sono controindicazioni generali laddove professionisti ed utenti sono asintomatici e non vi sono fattori epidemiologici di rischio. Per i bambini ci è raccomandata la igienizzazione del materiale usato in terapia, anche se il virus appare meno pericoloso in età pediatrica, cosa che insieme ai colleghi ci prodighiamo comunque a fare con tutte le età, da inizio Pandemia.
L’uso di consulenze o terapie a distanza può essere indicato qualora ci si trovi in presenza di fattori epidemiologici chiari di rischio, tale modalità non va quindi generalizzata come alternativa, ma utilizzata con criteri specifici e motivati. Rimane scelta personale comunque proseguire i colloqui in modalità a distanza, se ciò vi rende più tranquilli e sicuri sul da farsi. In caso di quesisti di tipo medico o comportamentale valgono sempre le indicazioni fornite dalle Autorità sanitarie.
Vi allego, se non ne siete già in possesso, il modello di autocertificazione per gli spostamenti. Il modulo è quello emesso dal ministero dell’Interno e dovrà essere consegnato al momento di un eventuale controllo. Il modulo servirà inoltre per entrare e uscire nelle regioni in zona rossa per «comprovate esigenze lavorative», per «motivi di salute» e per «altri motivi ammessi dalle vigenti normative».