L’adolescenza è un periodo di evoluzione e di grandi trasformazioni per i ragazzi, che richiede una grande capacità di adattamento anche ai genitori, che vengono messi spesso a dura prova. Si tratta di una fase molto delicata del ciclo di vita ed è facile in tanti momenti cedere al pessimismo e vedere tutto nero quando ci si ritrova davanti un figlio così diverso dal bambino a cui si era abituati, da non riuscire più a riconoscerlo.
Arrivati alle soglie dell’adolescenza i figli cominciano a manifestare i primi segnali di opposizione e a prendere le distanze dagli adulti, ascoltano sempre meno le indicazioni dei genitori, almeno apparentemente, cambiano da un punto di vista fisico e mentale, come sono diverse rispetto a poco prima le loro priorità. È, quindi, una delle fasi più temute dai genitori nonostante sia una normalissima fase della crescita in cui si raggiunge la maturità fisica e psicologica, in cui a volte le madri e i padri provano sentimenti contrastanti, si sentono anche disorientati e messi in discussione dai comportamenti dei ragazzi soprattutto quando arrivano a contestare le regole, rispondere male, a chiudersi nella propria stanza e preferire gli amici.
Possono anche mettere in atto una serie di comportamenti trasgressivi, dire delle bugie, non rispettare gli orari, pretendere di uscire, cambiare look, pretendere di avere un profilo sui social e, a volte, fumare le prime sigarette per sentirsi “grandi” e la maggior parte delle volte per omologarsi al gruppo e sentirsi parte di un insieme. Non bisogna mai dimenticare, però, che anche quando sembra duri un’eternità si tratta solo di una fase, faticosa ma ricca, che permette ai ragazzi di definire pienamente la loro identità e trovare una propria autonomia e indipendenza.
Comprendere i cambiamenti, per comprendere gli adolescenti
In adolescenza si verificano tutta una serie di cambiamenti fisici e ormonali che modificano il corpo, le capacità relazionali, il modo di percepire ed esprimere emozioni e sentimenti. Vi sono inoltre, tra i 12 e i 24 anni (fascia d’età che si ritiene ormai corrisponda a quella adolescenziale), diverse modificazioni anche a livello cerebrale: i processi che governano il controllo cognitivo del comportamento, infatti, in questi anni non sono ancora maturi, ma in continua trasformazione.
E’ importante, dunque, pensare che, anche quando i comportamenti dei ragazzi ci mettono a dura prova, non hanno l’obiettivo di rendere la vita impossibile ai genitori, ma si comportano in un determinato modo proprio perché, al momento, non riescono a fare diversamente e hanno bisogno di sperimentarsi per conoscere le loro potenzialità e i loro limiti. I ragazzi hanno bisogno di non sentirsi abbandonati dai genitori: non si tratta di aspettare semplicemente che la tempesta dell’adolescenza passi, si tratta di mettersi al loro fianco, anche se non è sempre semplice, per cercare di guidarli e aiutarli ad affrontare ogni sfida man mano che si presenta.
Non bisogna salire sul ring: ascolto e dialogo sono le chiavi principali
Litigi e conflitti possono essere all’ordine del giorno, un tira e molla sui compiti, sul disordine, sull’uso eccessivo di videogiochi e cellulare nonostante l’adolescenza non sia una terra di mezzo ma una fase di crescita fisiologica e necessaria: una sorta di ricerca o pretesa della propria autonomia. Far capire le proprie ragioni può essere molto difficile e i genitori si sentono spesso messi a dura prova e costretti a provarle tutte pur di gestire la ribellione dei figli, anche se si ha spesso la sensazione che qualunque strategia adottata sembri non funzionare. “Come fai sbagli!” è una delle frasi che mi viene detta con maggior frequenza come il “Non si mai come intervenire, non gli va mai bene niente!”. Può capitare di sentirsi messi alla prova innescando una sorta di braccio di ferro con il figlio, alimentando il circolo vizioso del conflitto e delle incomprensioni in cui l’uno non si sente compreso dall’altro e si lamenta dei comportamenti dell’altro.
Tante trasformazioni generano anche paure e ansie
Anche se i figli non lo ammetterebbero mai, non bisogna però mai dimenticare che questa fase è anche fonte di confusione e fragilità. I ragazzi si sentono più insicuri, non conoscono bene se stessi e il loro corpo che sta cambiando, hanno difficoltà con i genitori, con la scuola e a volte con i coetanei. Si tratta di tutta una serie di cambiamenti che loro per primi non riescono a controllare e spesso non si sentono all’altezza delle aspettative che gli adulti ripongono nei loro confronti.
I ragazzi sono in balìa di emozioni che non riescono ad esprimere con le parole, per cui utilizzano il corpo e il comportamento, mettendo in atto tutta una serie di ribellioni verbali e fisiche, talvolta anche violente, o al contrario chiudendosi in se stessi e isolandosi. E’ normale, dunque, che anche i genitori possano sentirsi spaesati e spaventati, perché non riescono a comprendere subito ciò che succede, perché si sentono perennemente sfidati e non sanno più come comunicare con i loro figli.
Come sopravvivere alla tempesta?
Anche quando ci si sente stressati e in difficoltà, perché sembra che i figli stiano facendo di tutto per metterci alla prova e opporsi a qualunque cosa diciamo o facciamo, bisognerebbe cercare anzitutto di mettersi nei loro panni, conoscere le loro passioni e i loro interessi, sondare. quindi, quali possono essere le loro ansie e preoccupazioni. Non partire subito sul piede di guerra e non giudicare ogni cosa come un attacco personale può essere molto utile per creare un ponte, altrimenti si rischia di innescare un braccio di ferro continuo che, però, non porta da nessuna parte e anzi può allontanare ancora di più i ragazzi.
Poche regole, ma ben definite, saranno in grado di dare contenimento ai figli. La via di mezzo è quella più efficace: valutare in base alle diverse situazioni e non avere un’unica linea rigida. Ci saranno momenti in cui chiudere un occhio e altri in cui restare fermi nelle proprie decisione, anche di fronte a rabbia e proteste.
Certamente, bisogna partire dal dialogo e dall’ascolto e cercare di comprendere le loro esigenze che spesso non corrispondono a quelle dell’adulto. La disponibilità all’ascolto è molto apprezzata dai ragazzi, anche se non lo riconosceranno mai apertamente, e può evitare di farli partire sul piede di guerra.
Si può trovare un equilibrio? Tre piccole regole per farsi ascoltare
- Fermezza e flessibilità. Limiti e regole sono fondamentali altrimenti i figli, non sentendosi contenuti, pensano di poter ottenere tutto ciò che vogliono. Un genitore che riesce a restare fermo nelle sue posizioni, pur mantenendo una certa flessibilità in base alle situazioni, non perde il suo ruolo e adotta un modello educativo basato sul sostegno e sul giusto controllo.
- Favorire l’autonomia. I genitori devono monitorare e, al contempo, lasciare quello spazio di autonomia e di movimento in cui sperimentarsi e mettersi in gioco. I figli potranno così sentirsi tutelati e protetti ma, nello stesso tempo, liberi.
- Mai attaccare la relazione. Anche quando non si condividono alcuni comportamenti o alcune scelte dei ragazzi, non bisogna criticarli, svalutarli o attaccarli come persone, ma piuttosto concentrarsi sui loro modi di fare. È importante dialogare, cercando sempre di spiegare il proprio pensiero, comprendere il loro punto di vista e dare regole appropriate.